Un'impresa su tre pronta a utilizzare i fondi europei, ma chiede semplificazione

 

Fondi europei imprese - Foto di Andrea Piacquadio da PexelsUn terzo delle imprese italiane vorrebbe utilizzare i fondi UE. Ma per avvalersi di queste risorse chiede una netta semplificazione delle procedure amministrative, l’utilizzo di un linguaggio semplice nei bandi e nella modulistica e assistenza tecnica. 

Dal Recovery Plan alla Politica di Coesione, i fondi in arrivo per il Sud

Una fotografia fornita dall’indagine effettuata da SiCamera e InfoCamere su oltre 32mila imprese nell’ambito del progetto Sisprint (Sistema integrato di supporto alla progettazione degli interventi territoriali), condotto da Unioncamere e dall’Agenzia per la Coesione territoriale e finanziato dal PON Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020.

La pandemia e la discussione intorno alle nuove risorse europee del Recovery Plan potrebbe essere all’origine della rinnovata attenzione delle imprese italiane all’utilizzo dei finanziamenti europei.

Quali difficoltà incontrano le imprese italiane nell'accedere ai bandi europei?

Per affrontare la scrittura e la presentazione delle domande, un'impresa su due lamenta la difficoltà di adempiere alle richieste, oltre un quarto sottolinea l’eccessiva distanza di tempo tra richieste ed assistenza e la modesta rispondenza degli strumenti alle esigenze delle imprese.

Quote minori di imprese indicano tra le criticità soprattutto il fatto che i settori dei bandi non sono attinenti alle attività dell’impresa (17,8%), la contenuta assistenza da parte delle amministrazioni responsabili dei bandi (14%), le dimensioni imprenditoriali troppo limitate (13,6%), la scarsa chiarezza degli istituti di credito (13,2%) e le difficoltà legate all’obbligo di presentare garanzie e/o fidejussioni (10,9%).

Per ovviare a queste problematiche, per oltre la metà delle imprese intervistate sarebbe indispensabile una semplificazione delle procedure amministrative, l’utilizzo di un linguaggio semplice nei bandi e nella modulistica (33,9%), l’assistenza tecnica per l’accesso ai bandi e in itinere (19,9%), una documentazione amministrativa standard (13,6%), una comunicazione maggiormente mirata a target specifici (13%), un’informazione più approfondita sulla tempistica di avvio dei bandi (12,6%) e tempi certi per la pubblicazione degli avvisi, la valutazione del progetto e i pagamenti (8,5%).

Su quali settori dovrebbero concentrarsi i fondi europei?

La salute e il benessere sono considerati dalle imprese, a prescindere dalla crisi epidemiologica, i settori fondamentali sui quali concentrare le risorse comunitarie (li indicano il 43,8% degli intervistati), in quanto precondizioni essenziali dello sviluppo.

Tra gli altri ambiti di intervento segnalati dagli imprenditori figurano le politiche del lavoro (32,3%), l’istruzione di qualità (31,2%), le azioni dirette alla riduzione della povertà (24,4%), il maggior utilizzo delle fonti rinnovabili (13,9%), la dotazione infrastrutturale del territorio (13,6%), la ricerca e l’innovazione tecnologica (10,4%), la giustizia (riduzione dei tempi: 10,2%), una maggiore sicurezza e legalità (9,9%) ed il tema della mobilità e dei trasporti (8,7%).

La prospettiva della nuova Politica di Coesione

Alla sfida del nuovo settennato di programmazione comunitaria, comunque, le imprese italiane si presentano relativamente preparate. L’indagine effettuata nell’ambito di Sisprint mostra infatti che il 24,6% delle imprese è a conoscenza della Politica di Coesione territoriale dell’Unione europea, con la Basilicata tra le regioni più informate (35,4%), seguita dalla Campania e dalla Sardegna.

Il 22,1% delle imprese manifatturiere conosce invece il Piano nazionale Transizione 4.0 (con quote più elevate a Bolzano, in Lombardia, Trento e Basilicata). Nel dettaglio, il 21,9% delle imprese manifatturiere ha già adottato tecnologie 4.0, puntando soprattutto sul digital marketing (5,7%), sulle tecnologie per la simulazione tra macchine interconnesse finalizzata all’ottimizzazione dei processi (5,2%), sui robot collaborativi interconnessi (5%), sulle stampanti 3D (3,9%) e sul big data analitics (3,7%). Per quanto concerne la Smart Specialisation Strategy (S3 o RIS3), infine, le imprese che ne sono a conoscenza si attestano al 5,4%, con una percentuale più consistente in Basilicata, Molise, Bolzano, Sardegna.

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