Recovery: UE, pilastro diritti sociali accompagni transizioni green e digitale

 

Pilastro diritti sociali - Credit: Ufficio in Italia del Parlamento europeoPer il commissario al Lavoro e ai diritti sociali, Nicolas Schmit, il comun denominatore dei PNRR degli Stati membri sta nel rispetto dei vincoli di concentrazione delle risorse sulle transizione gemelle, che devono essere necessariamente accompagnate da investimenti in formazione, adeguamento delle competenze, protezione sociale e per la creazione di posti di lavoro di qualità.

Il Piano d'azione del Pilastro europeo dei diritti sociali

Finalmente l'Europa è anzitutto una questione di valori, e di valori che sono molto concreti: salario minimo, lavoro giovanile, diritto all'educazione e alla formazione, ha detto il commissario intervenendo ad un evento sul Piano d'azione del Pilastro europeo dei diritti sociali, organizzato dall'ufficio del Parlamento europeo in Italia e dalla Rappresentanza della Commissione europea a Roma, con la partecipazione di rappresentanti delle istituzioni, delle parti sociali e del terzo settore.

Insieme a Next Generation EU, l'attuazione del Pilastro dei diritti sociali segna un cambio di passo nella risposta europea alle crisi rispetto alle soluzioni improntate alla disciplina di bilancio di dieci anni fa. L'Europa ridotta a un mercato comune ha generato distanza e sfiducia tra i cittadini nei confronti dell'UE; oggi – ha continuato Schmit – è chiaro a tutti che il futuro dell'Europa è il futuro dei cittadini europei. Il fatto che la prima risposta europea all'emergenza sia stata la creazione di SURE, ha sottolineato il capo della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, Antonio Parenti, dà la misura del fatto che oggi la dimensione sociale è una parte fondamentale della politica europea.

La necessità di una discontinuità rispetto agli anni dell'austerity era già chiara nel 2015, quando l'allora presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, in occasione del suo discorso sullo stato dell'Unione, ha annunciato il progetto del Pilastro europeo dei diritti sociali, poi proclamato ufficialmente in occasione del vertice di Göteborg del novembre 2017.

Da allora il Pilastro si è concretizzato in una serie di proposte legislative e in un Piano d'azione presentato dalla Commissione a marzo di quest'anno e ha ricevuto nuovo impulso quando la pandemia ha reso ancora più urgente affrontare problemi ben noti ma sempre rinviati, ispirando il vertice di Porto del 7 marzo. Summit nel corso del quale, ha ricordato il capo dell’Ufficio del Parlamento europeo in Italia, Carlo Corazza, il presidente del PE David Sassoli ha detto chiaramente che la dimensione sociale deve essere in primo piano nella realizzazione di Next Generation EU e che è il momento di sostenere investimenti per un'Europa più resiliente.

Il PE aspira a ruolo di leadership in questo cammino e sta tracciando una via chiara su temi come il diritto alla formazione, la convergenza dei salari verso l'alto, il contrasto alla discriminazione di genere nei luoghi di lavoro e i diritti dei lavoratori delle piattaforme digitali, ha confermato il vicepresidente del Parlamento europeo, Fabio Massimo Castaldo, sottolineando l'importanza di allineare al Pilastro dei diritti sociali anche il Semestre europeo e superare il modello basato solo sull'equilibrio di bilancio che negli anni scorsi ha messo a rischio la tenuta del progetto europeo.

Anche la piattaforma europea per la lotta al fenomeno dei senza fissa dimora lanciata a Lisbona il 21 giugno è un esempio di come la pandemia abbia dato gas al processo di attuazione del Pilastro dei diritti sociali. Certamente conoscevamo il problema dei senza tetto anche prima, ma nel momento in cui a causa del Covid chiediamo a tutti di stare a casa diventa impossibile ignorare che alcuni una casa non ce l'hanno, ha detto il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando, intervenendo all'evento.

Ora che è evidente che il mercato non risolve le sue contraddizioni da solo e che il Pilastro sociale è diventato una realtà concreta, serve la capacità di dare gambe a questi propositi non solo attraverso risorse per progetti e investimenti, ma anche dando target e obiettivi. Per questo, però, a livello UE occorre passare dal voto all'unanimità alla maggioranza qualificata; il Pilastro sociale non può arrancare per regole che ostacolano le decisioni, ha sottolineato il ministro.

Intanto, alcune delle priorità europee indicate dal Pilastro sono state rilanciate da Roma con i temi posti al centro del dibattito dalla presidenza italiana del G20. Un ordine del giorno, ha spiegato Orlando, che ha costituito la base per la dichiarazione finale dei Ministri del Lavoro del 23 giugno: l'occupazione femminile e le disparità di genere nel mercato del lavoro; l'adattamento dei sistemi di protezione sociale ai mutamenti in atto; la regolamentazione del lavoro da remoto e tramite piattaforme digitali.

Una linea, quella della presidenza italiana del G20, sostenuta Sara Batoréo Crespo, ministro Consigliere dell'Ambasciata del Portogallo in Italia, intervenuta a nome della presidenza portoghese dell'UE. Il motto del nostro semestre è stato “Time to deliver”, perché abbiamo puntato a importanti risultati sul fronte della risposta alla pandemia, assicurandoci che nessuno venga lasciato indietro, e crediamo che l'Italia giocherà ruolo cruciale per portare a livello internazionale i valori e gli interessi sociali dell'UE, ha detto Batoréo Crespo.

Sul fronte del contrasto alle disuguaglianze di genere a livello nazionale un primo tassello è il voto unanime della Camera sulla parità salariale, ha ricordato la senatrice Valeria Fedeli, sottolineando che per superare il gender gap servono cultura e investimenti, riallacciare il nesso tra crescita e investimenti pubblici in istruzione lungo tutto l'arco della vita e una reale condivisione dei carichi domestici e di cura, anche con riferimento al riconoscimento dei congedi e alla flessibilità lavorativa. Finchè la conciliazione riguarderà solo le donne, ha avvertito, resteranno inchiodate in certe funzioni, relegate al ruolo di secondo reddito familiare e quindi esposte ad essere sempre le prime sacrificabili nel mercato del lavoro.

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